Anche se i frattali possono sembrare oggetti astratti e lontani dalla vita
quotidiana non è così: potrà sembrare sorprendente ma ogni giorno
ciascuno di noi si imbatte in qualcosa di molto simile ad un frattale come
ad esempio alcuni tipi di foglie o di piante (i pini montani per esempio:
dal tronco partono dei rami da cui partono altri rami ecc. ecc., per
finire con gli aghi di pino), il profilo di un paesaggio roccioso (se non ci
sono punti di riferimento, quali ad esempio una persona, è difficile
stabilire quali siano le dimensioni reali di una roccia in una fotografia:
montagna o sassolino?) oppure il "frattale" per eccellenza: il fiocco di neve
che se osservato al microscopio rivela la sua struttura quasi frattale.
Nelle figure seguenti sono raffigurati un paio di insiemi frattali: è
facile rendersi conto della somiglianza della loro forma con quella delle
foglie.
Vediamo adesso come si costruisce un semplice insieme frattale: l'insieme di Koch. Si parte da un triangolo equilatero di lato uno e su ciascuno dei suoi tre lati si costruisce un altro triangolo equilatero, di lato 1/3, centrato sul lato, come indicato nella figura 1.
Su ciascuno dei due lati "liberi" dei tre nuovi triangoli, si costruisce un nuovo triangolo equilatero di lato 1/9 e si ottiene così l'insieme più a sinistra in figura 2:
Il procedimento può essere ripetuto un numero arbitrario di volte: ad ogni passo si costruiscono su ciascuno dei lati liberi dei triangoli aggiunti al passo precedente, dei nuovi triangolini di lato un terzo dei precedenti. Dopo "infinite" iterazioni di questo procedimento, si arriva ad un insieme che chiamiamo K, noto appunto come l'insieme di Koch. Il numero D che compare nella figura 1 è la dimensione dell'insieme di Koch.
Clicka nel riquadro per vedere le fasi di costruzione della curva. |
K non può essere "disegnato" ma solo, diciamo, intuito o immaginato;
inoltre si possono disegnare figure che approssimano K con precisione
arbitraria. L'insieme K ha dimensione non intera ed è pertanto un insieme
frattale. Questo insieme presenta un'altra delle caratteristiche di molti
degli insiemi frattali. Immaginate di avere su un foglio davanti a voi una
figura dell'insieme K (ribadiamo che questo non è materialmente possibile
ma può essere immaginato) e di poter esaminare K con un microscopio il cui
grado di definizione possa essere reso alto a piacere. Dando una prima
occhiata a K, con un certo grado di definizione, si riesce a distinguere
solo un numero finito dei triangolini che formano K. Puntando il microscopio
ripresenta la stessa struttura che era stata osservata prima.
L'insieme K ripropone in ogni sua parte copie infinitamente piccole di una
stessa struttura di partenza; questa caratteristica si chiama
"autosimilarità"
dell'insieme.
L'insieme di Mandelbrot
Nella immagine più grande si può vedere l'insieme di Mandelbrot intero.
Le altre immagini sono degli ingrandimenti di alcune sue parti.
L'insieme è la parte colorata in bianco nel centro dell'immagine. La parte
"interessante", da cui si ottengono le strane immagini riportate sotto, non
è l'insieme ma il suo complementare, o meglio il complementare in
prossimità del suo bordo. La stessa cosa vale pure per l'insieme di
Julia (vedi più avanti).
Il bordo di questi insiemi nonostante sia incredibilmente frastagliato è formato da una unica linea continua (sarebbe cioè possibile teoricamente disegnare il contorno dell'insieme di Mandelbrot senza staccare mai la penna dal foglio). Domini con questa proprietà si chiamano semplicemente connessi. Intuitivamente si potrebbe dire che un dominio è semplicemente connesso se "è fatto da un pezzo solo e non ha buchi al suo interno".
Le immagini componenti questo testo sono tratte della "Gallery of fractals" di Alberto Strumia, raggiungibile tramite internet all'indirizzo http://eulero.ing.unibo.it, nelle pagine web del CIRAM - Research Centre of Applied Mathematics dell'Università di Bologna.