Osservazioni di un Erborista Oltre alle decine dei consueti adempimenti amministrativi e fiscali e al diploma di erborista, per poter raccogliere e trasformare le piante sono richiesti ulteriori e molteplici autorizzazioni e adempimenti, dall'autorizzazione sanitaria Legge 283 30/4/1962, per ottenere la quale avevo speso oltre cinquanta milioni delle vecchie lire per rifare il soffitto, perché l'altezza dell'immobile era di m 1,55 invece di m 1,60 come invece richiesto dalla normativa, all'HACCP "Hazard Analysis and Critical Control Point" ovvero analisi dei rischi e controllo dei punti critici per la contaminazione del prodotto nella filiera produttiva, con registri dettagliati sui lotti produzione e sul controllo delle zanzariere alle finestre e poi ancora la Licenza di Esercizio Opificio di Trasformazione Alcolici U.T.F che comporta un rigoroso rendiconto, su registri vidimati, dell'alcool trasformato con controllo diretto e tempestivo della Guardia di Finanza. Al riguardo ho una ventina di verbali, sempre positivi, di decine di pagine perché di tanto in tanto arrivano i finanzieri, sempre in quattro, per controllare meno di dieci litri di alcool. I finanzieri fanno il loro mestiere. Ti mettono i sigilli e controllano meticolosamente i registri, contano le venti bottigliette di Melissa sullo scaffale e le quindici di Ginseng, e ti fanno compagnia dall'alba al tramonto e poi la Valutazione dei rischi e prevenzione-protezione per gli infortuni sul lavoro DL 626/94 DL242/96. Sarebbe possibile evitare tutto questo? Certo. E' sufficiente cessare la produzione artigianale per mettersi a commercializzare prodotti industriali. Se fai così non necessiti più di autorizzazione alcuna e puoi vendere i prodotti preconfezionati delle multinazionali e dell'industria anche se non sei erborista e non sai distinguere la salvia dal rosmarino. Beh fin qui, seppur con fatica, ho resistito e sugli scaffali ci sono solo i prodotti che faccio io, ma non ho fatto in tempo a rilassarmi che è arrivato il colpo di grazia: la disposizione del Ministero della Salute concernente gli integratori contenenti solo erbe in esecuzione a quanto previsto dalla circolare 18 luglio 2002, n. 3 e dal telegramma del 25 ottobre 2002 recante note esplicative per l'ottemperanza della prescrizione della circolare recante "Disposizioni circa la procedura di notifica relativa ai prodotti caratterizzati esclusivamente da ingredienti erboristici e aventi finalità salutistiche", con riferimento alle disposizioni recate dal D.lgs. 27 gennaio 1992 n. 111 e alla Circolare 17 luglio 2000. Traduco. Per poter continuare a raccogliere il Mirto nella macchia mediterranea per preparare lo sciroppo per la tosse, non bastano tutte le autorizzazioni di cui dispongo, gli oneri a cui sono costretto, i controlli ai quali sono oggetto e neppure i titoli che ho ottenuto, mi manca ancora di trasmettere l'etichetta di ogni prodotto al Ministero della Salute perché sia notificata analizzando e titolando a mie spese, presso un laboratorio abilitato, il lotto di produzione. Il che significa che su venti flaconi di sciroppo che produco per volta e che mi costano sessanta euro, dai quali ricavo cento euro, guadagnando quaranta euro sulle quali devo pagare le tasse, dovrei pagare duecento euro, oltre a un versamento, non da poco, perché lo sciroppino sia notificato al Ministero della Salute e così per tutti gli altri prodotti che realizzo, inoltre condizione per farmi approvare il prodotto è quella di operare in un laboratorio molto più grande del mio, con caratteristiche igienico sanitarie a livello farmaceutico. Un adeguamento da cinquecentomila euro.