La civiltà indiana, più antica di quelle cosiddette ``classiche'' greca o romana è già documentata nel periodo dei costruttori di piramidi egizie (3000-2000 a. C.). Ma di questo periodo non ci rimangono testimonianze per quanto riguarda la matematica. Sebbene un'attività matematica dovesse essere ben sviluppata già molto prima, i primi testi che ci sono giunti risalgono al V secolo d. C.
Non è ancora chiaro esattamente dove e quando si sia sviluppato il sistema di notazione decimale posizionale che poi attraverso gli arabi si è diffuso in Europa. Tale sistema è utilizzato nell'opera del matematico indiano vissuto attorno al 500 d.C. Aryabhata, la più antica che ci è pervenuta se si eccettuano frammenti sparsi di matematici anteriori, dove però manca ancora l'uso di un simbolo zero. Testimonianze di scritture in forma posizionale si registrano anche prima, mentre per avere datazioni sicure di forme complete in cui compare anche il simbolo zero bisogna arrivare al IX secolo d.C.
L'idea di usare un numero limitato di simboli a cui dare valore diverso a seconda della posizione occupata può essere, secondo alcuni studiosi, arrivato agli indiani dalla conoscenza diretta o tramite i greci, del sistema sessagsimale babilonese. Gli indiani avrebbero allora iniziato ad utilizzare solamente i primi 9 simboli del loro sistema decimale in caratteri Brahmi, in uso dal III secolo a.C. Questi simboli assumono forme un po' diverse a seconda delle zone e dei periodi, ma sono comunque questi che gli arabi più tardi utilizzarono e che dalla forma araba sono passati in Europa fino alla forma definitiva resa uniforme dalla stampa nel XV secolo.
Indiani (XI sec. d.C.)numerazione posizionale, a base decimale |
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